Molti genitori si chiedono se ad aumentare l’autostima nel bambino siano speciali parole d’incoraggiamento da rivolgere ai propri figli nei momenti di difficoltà, oppure praticare degli sport che attraverso il potenziamento delle abilità fisiche rimandano ai piccoli un’immagine di sé stessi potenziata e efficace, insomma si cerca la formula magica per imprimere nella piccola mente un potenziale di fiducia che permetta di affrontare qualsiasi situazione.
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Specialmente in questi tempi in cui non di rado si verificano episodi di bullismo ed esclusione sociale dal gruppo, in cui la cronaca ci riporta notizie di giovani vite spezzate da circostanze crude e violente, diventate però quasi normali nel contesto sociale odierno, e vanno aumentando in maniera incontrollata l’uso e abuso di sostanze e fumo in età pre-adolescenziale e adolescenziale, il cui consumo è associato sempre a disturbi di ansia e depressione, che parlare di bassa autostima è quasi sempre d’obbligo .
Ecco che in campo educativo emerge l’esigenza di dare delle risposte e fornire degli strumenti alle famiglie per cercare di arginare questi fenomeni, al fine di limitare e prevenire conseguenze estreme tra cui anche il suicidio e quindi la morte.
Quindi come lavorare sull’autostima in tenera età e favorire lo sviluppo sano e armonioso della personalità? Molto dipende dalle prime relazioni che il bambino riesce ad instaurare con le figure che lo accudiscono, tanto più queste sono positive e costanti nel tempo tanto maggiore sarà la percezione di autoefficacia che il bambino sperimenterà.
Il riferimento primario per il corpo e per la psiche del neonato è la madre, che con le sue cure e la sua premura garantisce al piccolo tutto ciò di cui egli necessita, cibo, calore fisico, tranquillità.
Successivamente intorno ai tre anni di vita subentra la figura paterna con cui il bambino, in virtù del rapporto iniziale rispetto alla madre, impara ad interagire e che spesso inizia realmente ad apprezzare.
Sarà il padre, nella sua funzione specifica di guidare il figlio all’esplorazione e all’apertura verso l’esterno, a favorire il consolidamento dei sentimenti di fiducia dapprima verso il mondo circostante poi verso sé stesso.
Ciò di cui il bambino piccolo fa esperienza al di fuori di sé diventa il suo modello di lettura interiore, quindi per esempio se mamma e papà lo amano e lo apprezzano, e gli trasmettono il messaggio che merita di essere riconosciuto e stimato, questo diventerà il pensiero che egli avrà di sé man mano che cresce e prende consapevolezza di chi è e cosa può realmente fare.
In tutto ciò il bambino deve poter sperimentare dei limiti, indispensabili, fondamentali, attraverso dei divieti chiari che gli debbono essere dati fin dalla più tenera età.
In questo compito è favorito il padre, che a livello inconscio rappresenta il divieto, necessario a ridimensionare l’onnipotenza infantile.
L’autostima eccessiva in età adulta può infatti sfociare nel disturbo narcisistico di personalità, con implicazioni non meno gravi del suo contrario.
A rinforzare il sentimento di autostima rientra l’unione della coppia genitoriale, che più si mostra indissolubile, più favorisce nel bambino la certezza che ci sono cose che non cambiano nel tempo e che restano dei punti di riferimento.
Per maggiori informazioni potete contattare la Dott.ssa Agnese Borghini scrivendo nel form di contatto
Psicologa, Psicoterapeuta presso il Centro Stella Maris, sito in Roma.