Il nichel è un metallo pesante noto soprattutto per essere il componente principale di molti utensili o accessori di uso quotidiano, quali monete, bracciali e orecchini. Esso è, in realtà, elemento ubiquitario in natura, poiché è presente nell’aria, nell’acqua e, soprattutto, nel terreno ed è proprio da qui che poi molte specie vegetali lo assimilano prima di finire sulle nostre tavole.
Ne sono esempi pomodori, verdure a foglia larga (spinaci, lattuga, broccoli), mais, funghi, cacao e molti altri.
Per l’uomo, dunque, sono molteplici le vie di esposizione al nichel – vie aeree, cute e apparato gastrointestinale – e una notevole percentuale della popolazione mondiale che supera il 30% appare affetta da allergia a questo metallo.
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La sensibilità al nichel o, meglio, sindrome da allergia sistemica al nichel (SNAS) è una entità complessa dalle due facce.
La prima, la dermatite allergica da contatto (DAC), è la manifestazione più conosciuta, legata al contatto cutaneo con il metallo e viene diagnosticata mediante patch test cutaneo specifico.
Tali lesioni cutanee possono essere confinate alla zona di contatto o estendersi diffusamente, presentandosi anche dopo diverse ore. Nella maggior parte dei casi sono presenti eczema, eritema, edema, prurito.
Talvolta la comparsa di queste manifestazioni cutanee è estremamente urente e/o dolorosa.
La seconda manifestazione della sensibilità al nichel è la cosiddetta mucosite allergica da contatto al nichel (MAC), responsabile di un quadro clinico spesso sovrapponibile a quello della sindrome dell’intestino irritabile: gonfiore e dolore addominale, diarrea, stipsi, nausea.
Altrettanto frequenti sono le manifestazioni extra-intestinali, quali cefalea o mente annebbiata, dermatite, dolori articolari o muscolari.
La diagnosi è clinica, servendosi di patch test cutaneo al nichel o di un patch test della mucosa orale di recente introduzione, il quale pare incrementare notevolmente sensibilità e specificità.
La figura seguente mostra:
E’ estremamente difficile identificare in modo preciso gli alimenti (specialmente i vegetali) sconsigliabili in considerazione del loro contenuto di nichel, in quanto esso varia in base a concentrazione di nichel nel terreno di coltivazione, uso di fertilizzanti, materiale del contenitore per la conservazione, ecc…
La tabella seguente riporta i principali alimenti con stimato maggiore quantitativo di nichel medio:
Tabella – Alimenti ad elevato contenuto di Nichel
Categorie Alimentari | Alimenti ad alto contenuto di Nichel |
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Prodotti ittici | Aringhe, sgombri, salmone, molluschi, tonno |
Verdure e legumi | Legumi freschi e secchi (ceci, lenticchie, arachidi, piselli, fagioli rossi, soia e prodotti a base di soia), aglio, verdura a foglia verde(spinaci), cipolla, carote crude, pomodori |
Frutta | Frutta fresca (fichi, ananas, prugne, lamponi e frutti di bosco, uva, uva passa), e secca (mandorle, nocciole, noci) |
Cereali | Grano saraceno, mais, miglio, avena, segale, cereali integrali, grano integrale |
Bevande | Birra, caffè, flusso d’acqua iniziale dal rubinetto (specialmente al mattino), vino rosso, tè |
Altri | Lievito in polvere, cibi in scatola, cacao e cioccolato, cibi cucinati in utensili di acciaio inossidabile (sopratutto se alimenti acidi come i pomodori), gelatina, semi di lino, marzapane, integratori vitaminici contenuti Ni, liquirizia forte, semi di girasole |
Il trattamento è basato su una dieta a basso contenuto di nichel, che pone attenzione non solo su qualità e quantità dei cibi “incriminati”, ma anche sul materiale dei contenitori di conservazione e cottura.
Ad ogni modo, per ovvi motivi, è impossibile seguire una dieta che sia totalmente priva di nichel in quanto questo metallo è ubiquitario e presente in quantità variabili negli alimenti.
Pertanto, è sempre raccomandabile affidarsi a specialisti del campo con esperienza in materia, di modo da poter seguire un piano dietetico appropriato e bilanciato.
Di recente sono in utilizzo anche dispositivi medici con capacità chelante (ovvero, in grado di “catturare” il nichel presente nell’intestino) o integratori in grado di ridurre l’infiammazione intestinale o ridurre i livelli di nichel circolante nel sangue.
Sta trovando spazio nel trattamento dell’allergia al nichel anche l’idrocolon terapia, che consiste in una serie di lavaggi prolungati del colon, luogo dove spesso si accumulano tossine e anche metalli pesanti quale il nichel.
Essendo la sensibilità al nichel una patologia capace di indurre una infiammazione di basso grado a livello intestinale e non solo, l’idrocolon terapia trova la sua raccomandabilità nei soggetti interessati proprio nell’accelerare e mantenere un controllo della sintomatologia gastrointestinale (gonfiore e dolore addominale, stipsi, diarrea, alvo alterno, nausea) ed extra-intestinale (cistite, candidosi), comprese le manifestazioni cutanee (eritemi, acne ed eczemi del volto in primis).
BIBLIOGRAFIA
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Dott. Raffaele Borghini, Medico chirurgo specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva,
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Medico chirurgo specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
Dottore di ricerca in Epato-Gastroenterologia Sperimentale e Clinica, presso Sapienza Università di Roma
Centro Stella Maris STP – Via G. Prina, 8 – 00139 Roma Tel. 06 8814238